‘O peggio surdo è chillo ca nun vo' sèntere
Non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire
ovvero di chi si rifiuta di ascoltare i consigli, le critiche o le verità che gli vengono detti.
Questo detto può essere usato in una seduta di psicoterapia gestaltica, un metodo psicoterapico che si basa sul principio della consapevolezza del qui e ora, ovvero della capacità di vivere pienamente il presente, senza farsi condizionare dal passato o dal futuro.
Il terapeuta gestaltico può usare il detto napoletano per aiutare il paziente a prendere coscienza delle sue resistenze, dei suoi blocchi e delle sue difese, che gli impediscono di entrare in contatto con sé stesso, con l'altro e con l'ambiente; per invitare il paziente a sperimentare il contatto con le sue emozioni, i suoi bisogni e i suoi pensieri, favorendo l'espressione autentica e creativa di sé; per stimolare il paziente a confrontarsi con le sue difficoltà, i suoi conflitti e le sue sfide, incoraggiandolo a trovare le sue soluzioni e le sue risposte.
‘O peggio surdo è chillo ca nun vo' sèntere
Non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire
ovvero di chi si rifiuta di ascoltare i consigli, le critiche o le verità che gli vengono detti.
Questo detto può essere usato in una seduta di psicoterapia gestaltica, un metodo psicoterapico che si basa sul principio della consapevolezza del qui e ora, ovvero della capacità di vivere pienamente il presente, senza farsi condizionare dal passato o dal futuro.
Il terapeuta gestaltico può usare il detto napoletano per aiutare il paziente a prendere coscienza delle sue resistenze, dei suoi blocchi e delle sue difese, che gli impediscono di entrare in contatto con sé stesso, con l'altro e con l'ambiente; per invitare il paziente a sperimentare il contatto con le sue emozioni, i suoi bisogni e i suoi pensieri, favorendo l'espressione autentica e creativa di sé; per stimolare il paziente a confrontarsi con le sue difficoltà, i suoi conflitti e le sue sfide, incoraggiandolo a trovare le sue soluzioni e le sue risposte.
L'aucièllo o canta p'ammore o canta p'arràggia
L'uccellino canta prima di morire per il bosco
La metafora dell'uccellino che canta prima di morire offre una prospettiva unica sulla vita, la morte e la ricerca di significato: un veicolo, in terapia, per esplorare la consapevolezza della propria mortalità e l'urgenza di trovare un senso nella propria esistenza.
Il proverbio suggerisce una connessione tra la bellezza, rappresentata dal canto dell'uccellino. e la fragilità della vita: come coltivare e apprezzare momenti significativi nonostante la fragilità intrinseca della vita?
Il canto dell'uccellino prima della morte simboleggia un atto di coraggio nel fronteggiare il destino. In terapia, necessità di affrontare paure profonde e di abbracciare il processo di cambiamento personale
L'uccellino canta o per amore o per rabbia
Altri due spunti di lavoro terapeutico: l'amore e la rabbia.
Le dinamiche d’amore.
Cosa si nasconde dietro la rabbia?
L'aucièllo o canta p'ammore o canta p'arràggia
L'uccellino canta prima di morire per il bosco
La metafora dell'uccellino che canta prima di morire offre una prospettiva unica sulla vita, la morte e la ricerca di significato: un veicolo, in terapia, per esplorare la consapevolezza della propria mortalità e l'urgenza di trovare un senso nella propria esistenza.
Il proverbio suggerisce una connessione tra la bellezza, rappresentata dal canto dell'uccellino. e la fragilità della vita: come coltivare e apprezzare momenti significativi nonostante la fragilità intrinseca della vita?
Il canto dell'uccellino prima della morte simboleggia un atto di coraggio nel fronteggiare il destino. In terapia, necessità di affrontare paure profonde e di abbracciare il processo di cambiamento personale.
L'uccellino canta o per amore o per rabbia
Altri due spunti di lavoro terapeutico: l'amore e la rabbia.
Le dinamiche d’amore.
Cosa si nasconde dietro la rabbia?
'A capa è na sfoglia ‘e cepolla
È un capo di cavolo
Cosa suggerisce questo detto napoletano?
Qualcosa di insignificante o di poco valore.
0ppure come un cambiamento possa presentarsi in modo improvviso senza una reale o apparente motivazione.
In psicoterapia, questo detto potrebbe essere utilizzato come punto di partenza per esplorare le percezioni di sé e le dinamiche di autostima del paziente.
Attraverso un approccio empatico, il terapeuta potrebbe incoraggiare il paziente a riflettere sulle situazioni in cui si sente trascurato o sottovalutato, esaminando le radici di tali sentimenti.
'A capa è na sfoglia ‘e cepolla
È un capo di cavolo
Cosa suggerisce questo detto napoletano?
Qualcosa di insignificante o di poco valore.
0ppure come un cambiamento possa presentarsi in modo improvviso senza una reale o apparente motivazione.
In psicoterapia, questo detto potrebbe essere utilizzato come punto di partenza per esplorare le percezioni di sé e le dinamiche di autostima del paziente.
Attraverso un approccio empatico, il terapeuta potrebbe incoraggiare il paziente a riflettere sulle situazioni in cui si sente trascurato o sottovalutato, esaminando le radici di tali sentimenti.
Detti napoletani in psicoterapia
Un tesoro linguistico che va ben oltre le semplici parole.
Utilizzare i detti napoletani durante la terapia stimola la riflessione profonda su aspetti cruciali dell'esistenza e dell'esperienza umana, riflessione che apre nuove prospettive e incoraggia il paziente a esplorare soluzioni creative ai propri problemi. Si costruisce un ponte significativo tra la storia personale e la saggezza collettiva della comunità, connessione culturale come elemento rassicurante e motivante nel percorso terapeutico.
I detti napoletani sono piccole perle di saggezza, attraverso le quali terapeuta e paziente possono esplorare insieme nuovi modi di affrontare sfide e di crescere. Questa forma di espressione culturale può arricchire il percorso di guarigione, offrendo un linguaggio alternativo e potente per esplorare la complessità della mente e dell'anima umana.
Detti napoletani
Un tesoro linguistico che va ben oltre le semplici parole.
Utilizzare i detti napoletani durante la terapia stimola la riflessione profonda su aspetti cruciali dell'esistenza e dell'esperienza umana, riflessione che apre nuove prospettive e incoraggia il paziente a esplorare soluzioni creative ai propri problemi. Si costruisce un ponte significativo tra la storia personale e la saggezza collettiva della comunità, connessione culturale come elemento rassicurante e motivante nel percorso terapeutico.
I detti napoletani sono piccole perle di saggezza, attraverso le quali terapeuta e paziente possono esplorare insieme nuovi modi di affrontare sfide e di crescere. Questa forma di espressione culturale può arricchire il percorso di guarigione, offrendo un linguaggio alternativo e potente per esplorare la complessità della mente e dell'anima umana.