Diventare mamma e lo sguardo clinico
Cara me,
La tua vita è cambiata. Ora sei madre. Stringi tra le braccia la prova vivente di un'attesa che ha trovato compimento, di un desiderio che ha preso forma. E proprio per questo, oggi più che mai, senti ancora più forte il peso delle storie che accogli nel tuo studio: quelle di chi una gravidanza ha scelto di interromperla e di chi una gravidanza la cerca disperatamente, senza riuscire a trovarla.
Due poli del dolore: aborto e desiderio di gravidanza
Due poli opposti. Due dolori diversi, eppure profondamente intrecciati.
La complessità di gravidanza, corpo ed emozioni
Ora che hai vissuto sulla tua pelle l'esperienza della maternità, sai quanto può essere complesso il rapporto con la gravidanza, con il proprio corpo, con l'idea stessa di generare una vita. Sai che dietro ogni scelta c'è una storia, dietro ogni attesa un universo di emozioni. E sai anche che la sofferenza di chi ha dovuto dire addio – per scelta o per destino – è una ferita che merita spazio, riconoscimento, accoglienza.
Empatia rinnovata: essere madre e terapeuta
Essere una neomamma non ti allontana da queste donne. Anzi, ti avvicina con una consapevolezza più profonda. Perché ora comprendi ancora meglio il peso delle aspettative, il tumulto delle emozioni, la fragilità di chi si trova a fare i conti con una realtà diversa da quella che aveva immaginato.
In studio: storie di interruzione di gravidanza e attese che non trovano compimento
Nel tuo studio, siedono donne che si sentono sole nel loro dolore. Alcune si chiedono se abbiano fatto la scelta giusta interrompendo una gravidanza. Altre vivono il senso di ingiustizia di un desiderio che rimane inascoltato. E tu, con la tua esperienza di madre e psicoterapeuta, sei lì per ricordare loro che non sono sbagliate. Che ogni storia ha diritto di esistere, di essere narrata senza vergogna, senza giudizio.
La chiave clinica: ascolto, accoglienza e spazio senza giudizio
Ci saranno momenti in cui la tua maternità farà risuonare ancora più forte certe emozioni. Ti chiederai come poter offrire sostegno senza far sentire la tua presenza di madre un'ombra troppo grande. Ma sai che la chiave è sempre la stessa: ascoltare, accogliere, lasciare spazio.
Il ruolo terapeutico: accompagnare più che rispondere
Il tuo compito non è dare risposte, ma accompagnare. Dare voce a ciò che spesso rimane soffocato. Aiutare ogni donna a riconciliarsi con la propria storia, qualunque essa sia.
la presenza come dono
Continua così. La tua presenza è un dono.
Con affetto e forza,
Anna