Cosa intendiamo con il termine accettazione?
Con questo termine si fa riferimento all'assunzione di consapevolezza che un determinato scopo sia compromesso.
Accettare ci serve al fine di non utilizzare energie eccessive e risorse importanti mirate al raggiungimento di uno scopo non più percorribile, così da canalizzare tali energie e risorse per uno scopo reale e raggiungibile.
Ad accompagnare la frustrazione dell'accettazione spesso ci sono tre emozioni: ansia, rabbia e tristezza.
La tristezza aiuta a canalizzare le nostre energie verso uno scopo esistente e reale, dando il via ad un ritiro dell'investimento dello scopo oramai perduto. Permette un abbandonare delle strategie messe in atto, per far spazio a nuove possibilità di azione.
È un’emozione che consente il ritiro verso sé stessi, da cui uscirne poi rinnovati e rigenerati. Insomma nuovi interessi sostituiscono quelli vecchi.
L'ansia è un'emozione, strano a dirsi, che in queste circostanze salva la vita! Improvvisamente ci si ritrova a lavorare su un qualcosa del tutto nuovo e quindi molto meno conosciuto dello schema vecchio. Ne segue che avere un'attenzione più vigile è di estrema importanza ed è questo il compito dell'ansia: far aprire meglio gli occhi.
Infine c'è la rabbia spesso rivolta verso il responsabile, o presunto responsabile, del misfatto: gli altri, la situazione, il destino, la sfortuna, Dio o, più concretamente, sé stessi. La rabbia così intesa funge da protezione, al fine di riconoscere al meglio una futura situazione pericolosa o dannosa.
L'accettazione quindi serve a sospendere investimenti inutili e le emozioni a questi associate, a formare e donare alla persona un nuovo equilibrio, più stabile.
Facciamo ora un esempio di accettazione che tutti conosciamo: il lutto.
Definiamo però cosa si intende per lutto: ...
"Stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo, che ha fatto parte integrante dell'esistenza. La perdita può essere di un oggetto esterno, come la morte di una persona, la separazione geografica, l'abbandono di un luogo, o interno, come il chiudersi di una prospettiva, la perdita della propria immagine sociale, un fallimento personale e simili" (Galimberti, 1999, 617).
Facendo riferimento alla teoria a cinque fasi di Elisabeth Kübler Ross (1990; 2002), possiamo definire l'elaborazione del lutto come un processo che si sviluppa attraverso questi momenti:
• NEGAZIONE (denial). Nella prima fase vi è il rifiuto e la totale negazione dell'accaduto.
• RABBIA (anger). Segue una fase di forte e a volte inespressa rabbia, costituita da un ritiro sociale e forte sofferenza
• PATTEGGIAMENTO (bargaining). Successivamente ci si accosta alla fase del patteggiamento in cui vi è una rivalutazione delle proprie capacità e un riacquistare il proprio esame di realtà.
• DEPRESSIONE (depression). Ecco la fase della depressione in cui si fanno i conti con il proprio senso di impotenza verso la morte.
• ACCETTAZIONE (acceptance). Solo alla fine abbiamo la fase dell'accettazione del lutto, costituita dall'elaborazione della fine e dunque della perdita, e quindi il far spazio alla propria condizione di vita.
Ho preso come esempio il lutto perché ognuno di noi ha fatto esperienza di "fine": un rapporto amoroso, affettivo, la perdita di una persona cara etc.
Solitamente, infatti, una perdita, fine, segue fasi caratterizzate da aspetti cognitivi ed emotivi, che vanno da una iniziale negazione, passano Da una profonda angoscia, per poi prendere motivazione e spostarsi verso l'accettazione.
Solo quest'ultima è in grado di riportare un equilibrio e mettere in luce un buon funzionamento della persona. Così la sofferenza inizia a essere più sopportabile, la ricerca della solitudine e l'evitamento sociale diminuiscono e lasciano spazio a nuovi interessi e progetti per il futuro.
Dunque, per tornare ad amare bisogna che accetTIAMO!!!!!!