psichiatria
    Gli antichi interpretavano i problemi mentali come problemi di tipo religioso oppure con atteggiamenti superstiziosi che impedivano loro di interpretare la sofferenza mentale come una malattia.

    Gli Egizi ritenevano che tutte le malattie avessero un'origine fisica e ponevano nel cuore la sede dei sintomi che oggi chiamiamo psichici:
    non distinzione tra malattia fisica e mentale.

    Per i Greci e Romani la follia possedeva una forte connotazione mistica, era ritenuta una punizione di origine divina, da affrontare con trattamenti di tipo mistico-religioso, da parte di sacerdoti o filosofi.


    Ippocrate(460 a.C.-377 a.C.) introdusse il concetto innovativo che la malattia e la salute dipendessero da specifiche circostanze della vita umana e non da superiori interventi divini, la condizione di salute o malattia veniva spiegata, organicamente, come risultante dello sbilanciarsi di quattro umori.

    Teoria umorale

    teoria degli umori
    Ronev - Opera propria

    Abbiamo 4 umori:


    Bile Nera
    Bile Gialla
    Sangue
    Flegma

    L'aria corrisponderebbe alla flemma (o flegma) che ha sede nella testa
    Il fuoco corrisponderebbe alla bile nera che ha sede nella milza
    La terra corrisponderebbe alla bile gialla (detta anche collera) che ha sede nel fegato
    L'acqua corrisponderebbe al sangue la cui sede è il cuore.

    A questi quattro umori corrispondono:

    quattro temperamenti
    flegmatico, melanconico, collerico, sanguigno

    quattro qualità elementari
    freddo, caldo, secco, umido
     quattro stagioni
    primavera, estate, autunno, inverno

    quattro stagioni della vita
    infanzia, giovinezza, maturità, vecchiaia
    Il buon funzionamento dell'organismo dipenderebbe dall'equilibrio degli elementi, definito eucrasia,
    mentre il prevalere dell'uno o dell'altro causerebbe la malattia ovvero discrasia.

    Oltre ad essere una teoria eziologica della malattia, la teoria umorale è anche una teoria della personalità:
    la predisposizione all'eccesso di uno dei quattro umori definirebbe un carattere, un temperamento e insieme una costituzione fisica detta complessione:


    il flemmatico, con eccesso di flegma, è
    grasso, lento, pigro e sciocco


    il melanconico, con eccesso di bile nera, è
    magro, debole, pallido, avaro, triste
    il collerico, con eccesso di bile gialla, è
    magro, asciutto, di bel colore, irascibile, permaloso, furbo, generoso e superbo

    il sanguigno, con eccesso di sangue, è
    rubicondo, gioviale, allegro, goloso e dedito ad una sessualità giocosa
    Tra il Medioevo e l'Età moderna, l'interpretazione predominante mutò: possessione da parte di spiriti malvagi o del diavolo, debolezza morale, castigo divino.
    Frequentemente, le donne affette venivano accusate di stregoneria e condotte sul rogo.

    Sigmund Freud è a tutti noto come il fondatore della psicoanalisi, vale a dire una maniera totalmente nuova, rispetto all'epoca in cui visse, di interpretare il disagio mentale. Grazie al suo contributo la realtà psichica cominciò ad acquisire senso, comprese tutte quelle manifestazioni mentali che erano normalmente connotate come assurde o come opera del demonio.

    Cos’è la Psichiatria?

    La psichiatria è la branca specialistica della medicina che si occupa della prevenzione, della cura e della riabilitazione dei disturbi mentali, dal punto di vista teorico e pratico.
    La diagnosi è uno dei punti critici della psichiatria, per la difficoltà di definirla.
    In questa fase, molti considerano utile il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, meglio noto come  DSM-5.

    Disturbi mentali

    Le malattie mentali si distinguono in psicosi e nevrosi.
    Le psicosi, tra cui la schizofrenia, sono le forme più gravi di sofferenza psichica, dove una profonda lesione della personalità rende difficile il rapporto con se stessi e col mondo esterno.
    Le nevrosi sono più frequenti e meno gravi in quanto l’individuo riesce a mantenere un buon contatto con la realtà, si rende conto dei suoi disturbi.

    I disturbi di competenza psichiatrica possono essere temporanei o acuti e cronici.
    I disturbi temporanei o acuti sono di carattere episodico e si manifestano con crisi transitorie.
    I disturbi cronici sono duraturi.

    Nevrosi

    nevrosi
    Secondo la teoria freudiana, ha alla base un conflitto irrisolto riguardante la sfera sessuale, un conflitto esistente dall’infanzia e attivato nel presente.
    L’Io è molto fragile, ma ha relazioni positive con l’ambiente esterno.

    La nevrosi è pertanto una modalità di relazione disturbata del soggetto con l’ambiente, per un modo di porsi della persona stessa che complica la sua capacità di relazionarsi agli altri e all’ambiente che lo circonda.

    Abbiamo moltissimi tipi di nevrosi: nevrosi fobica, nevrosi isterica, nevrosi d’ansia, nevrosi ossessiva … ma è molto difficile trovare una nevrosi pura

    Nevrosi di angoscia

    Si differenzia dalla paura che è pericolosa, specifica e realmente presente.
    Le persone con nevrosi di angoscia avvertono moltissima ansia, attribuita a stimoli esterni, non sempre presenti nella situazione.
    L’ansia è dovuta ad una situazione che si teme, per evitarla si cerca di mettere in atto dei comportamenti, che risultano inefficaci, in quanto fortificano il circolo ansioso, poiché il soggetto non tenta di falsificare le sue idee. Si presenta in situazioni di stress e i sintomi possono essere psichici o fisici.  

    Nevrosi fobica

    Paura irragionevole ed incontrollabile legata ad alcune situazioni specifiche (folla, spazi aperti, animali) od oggetti.
    Per Freud sono paure di pericoli interni che vengono spostati su un pericolo esterno.
    La persona compie evitamenti e cerca rassicurazioni.
    Due costanti: stato d’allarme e atteggiamento di fuga.

    Nevrosi ossessiva

    L’individuo è in continua lotta con idee che lo assediano (ossessione della pulizia, ossessione di dover chiudere la porta ecc.).
    E’ un’idea che compare nella mente del soggetto, correlata alla paura che possa succedere qualcosa a se stessi o ad altri per colpa propria, se non si mettono in atto dei rituali.
    Se frequenti, paralizzano la vita del paziente.
    Pensiero “magico”.

    Nevrosi isterica

    L’individuo si trova in una situazione conflittuale per cui da un lato ha un bisogno, un desiderio, e dall’altro non può esprimerlo e soddisfarlo a causa della repressione del suo Super-Io.
    Il bisogno troverà allora espressione nel sintomo (isterico), ossia in un disturbo fisico (paralisi temporanea, convulsioni, amnesia, svenimento ecc.) non causato da danni reali all’organismo.

    E’ un disturbo presente prevalentemente nelle donne.
    Charcot parlava di fasi dell’isteria: aura; crisi (di tipo epilettico); assunzioni di pose grottesche; risveglio.
    Oggi si manifesta con depersonalizzazione, trance, sonnambulismo e dolori somatici senza alcuna base organica.

    Psicosi

    psicosi
    Il termine psicosi fu introdotto nel 1845 da Ernst von Feuchtersleben  con il significato di "malattia mentale o follia".

    È un grave disturbo psichiatrico, espressione di una grave alterazione dell'equilibrio psichico dell'individuo, con compromissione dell'esame di realtà e dunque con la negazione come meccanismo di difesa inquadrabile da diversi punti di vista, a seconda della lettura psichiatrica di partenza e quindi del modello di riferimento.

    I sintomi psicotici sono ascrivibili a disturbi di forma del pensiero, disturbi di contenuto del pensiero e disturbi della sensopercezione.

    Disturbi di forma del pensiero: alterazioni del flusso ideativo fino alla fuga delle idee e all'incoerenza, alterazioni dei nessi associativi come la tangenzialità, le risposte di traverso

    Disturbi di contenuto del pensiero: ideazione prevalente delirante

    Disturbi della sensopercezione: allucinazioni uditive (a carattere imperativo, commentante, denigratorio o teleologico), visive, olfattive, tattili, cinestesiche.

    Psicosi maniaco depressiva

    Disturbi bipolari chiamati anche psicosi maniaco-depressiva o con l'acronimo in inglese BSD (bipolar spectrum disorder) sono un insieme di quadri clinici delineati e stabiliti dal DSM; in particolare si tratta di disturbi dell'umore caratterizzati dallo sviluppo di almeno un episodio maniacale o misto (commistione di sintomi eccitativi e depressivi) intercorso in un periodo qualsiasi della vita del paziente. Nel loro insieme sono considerati come una delle più grandi malattie debilitanti al mondo

    Crisi di mania

    Episodio brutale e improvviso. Il malato è agitato, iperattivo, soffre di insonnia, ha un eloquio molto più veloce e incoerente,  stato affettivo ed emotivo maggiore del livello abituale, ottimismo, onnipotenza, abbigliamento stravagante.

    Crisi di malinconia

    Tristezza marcante, rallentamento motorio e nell’eloquio, astenia, insonnia o ipersonnia,  anoressia, impotenza, elevato rischio suicidario.

    Schizofrenia

    Dissociazione della personalità, perdita di contatti con il mondo esterno.
    Base genetica, e caratteriologica (introversione, inibizione, ecc.).

    La schizofrenia è una forma di malattia psichiatrica caratterizzata, secondo le convenzioni scientifiche, da un decorso superiore ai sei mesi (tendenzialmente cronica o recidivante), dalla persistenza di sintomi di alterazione del pensiero, del comportamento e dell'emozione, con una gravità tale da limitare le normali attività della persona.

    Il termine, coniato dallo psichiatra svizzero Eugen Bleuler nel 1908, deriva dal greco (divido e cervello), 'mente divisa'.
    È da tenere presente che schizofrenia è un termine piuttosto generico che indica non una entità nosografica unitaria, ma una classe di disturbi, tutti caratterizzati da una certa gravità e dalla compromissione del cosiddetto "esame di realtà" da parte del soggetto.

    A questa classe appartengono quadri sintomatici e tipi di personalità anche molto diversi fra loro, estremamente variabili per gravità e decorso.

    I sintomi interessano tutti gli ambiti di vita dell’individuo:

    Affettività (appiattimento, indifferenza)
    Comportamento (stereotipie, rigidità)
    Linguaggio (mutismo, insalata di parole)
    Percezione (allucinazioni)
    Relazioni sociali (distacco, ritiro)
    Attività psicomotoria (deambulazione continua, dondolamento)
    Pensiero (sia nella forma che nel contenuto)

    In casi molto gravi i sintomi possono arrivare alla catatonia, al mutismo, provocare totale inabilitazione.
    Nella maggioranza dei casi di schizofrenia vi è qualche forma di apparente disorganizzazione o incoerenza del pensiero.
    Vi sono però certe forme dove questo sintomo non compare, e compaiono invece rigide costruzioni paranoidi.

    Esistono diverse forme di schizofrenia.

    Autismo

    L’autismo è una delle forme di psicosi dell’età evolutiva.
    Più precisamente si dovrebbe parlare di Disturbi dello spettro dell'autismo {DSA o ASDs, Autistic Spectrum Disorder(s)}. Rientra nei disturbi pervasivi dello sviluppo, dove rientrano, fra le varie forme, anche la sindrome di Asperger, la sindrome di Rett e il Disturbo disintegrativo dell'infanzia.

    Durante il primo anno di vita, i bambini vengono descritti come tranquilli, felici se lasciati soli, ma estranei al mondo che li circonda.
    Mostrano assenza di attitudine anticipatoria, non notano l’assenza della madre, ne la presenza di un altro caregiver, non esiste un dialogo tonico, non compare il sorriso sociale, né reazione di angoscia dinanzi all’estraneo, risultano pesanti se presi in braccio, non girano il volto verso la voce, ne verso rumori.
    Dal secondo al terzo anno di vita, l’autismo è evidente.
    Il bambino non ricerca nessun contatto, anzi lo rifiuta, diventa aggressivo verso se stesso e gli altri.
    La ricerca dell’adulto o degli oggetti è finalizzata ed è bizzarra, parziale, stereotipata e ripetitiva.
    La madre non riconosce i bisogni del figlio nè riesce a giocare con il figlio.
    Fondamentale è lasciare i bambini liberi di comunicare specialmente se sono presenti abilità particolari.

    Comorbilità
    L'autismo si trova a volte associato ad altri disturbi che alterano in qualche modo la normale funzionalità del Sistema Nervoso Centrale: epilessia, sclerosi tuberosa, sindrome di Rett, sindrome di Down, sindrome di Landau-Klefner, fenilchetonuria, sindrome dell'X fragile, rosolia congenita.

    Comunicazione
    Il 50% dei soggetti autistici non è in grado di comunicare verbalmente. I soggetti che sono in grado di utilizzare il linguaggio si esprimono in molte occasioni in modo bizzarro; spesso ripetono parole, suoni o frasi sentite pronunciare (ecolalia).
    L'ecolalia può essere immediata (ripetizione di parole o frasi subito dopo l'ascolto), oppure differita (ripetizione a distanza di tempo di frasi o parole sentite in precedenza).

    Interazione sociale
    Gli autistici mostrano un'apparente carenza di interesse e di reciprocità relazionale con gli altri; tendenza all'isolamento e alla chiusura sociale; apparente indifferenza emotiva agli stimoli o ipereccitabilità agli stessi; difficoltà ad instaurare un contatto visivo.
    Gli autistici hanno difficoltà nell' iniziare una conversazione o a rispettarne i turni, difficoltà a rispondere alle domande e a partecipare alla vita o ai giochi di gruppo.
    Non è infrequente che bambini affetti da autismo vengano inizialmente sottoposti a controlli per verificare una sospetta sordità, dal momento che non mostrano apparenti reazioni, proprio come se avessero problemi uditivi, quando vengono chiamati per nome.

    Repertorio di interessi
    Un limitato repertorio di comportamenti viene ripetuto in modo ossessivo; si possono osservare posture e sequenze di movimenti stereotipati (per es. torcersi o mordersi le mani, sventolarle in aria, dondolarsi).Queste persone possono manifestare eccessivo interesse per oggetti o parti di essi, in particolare se hanno forme tondeggianti o possono ruotare (palle ovali, biglie).

    Talvolta la persona affetta da autismo tende ad astrarsi dalla realtà per isolarsi in un mondo virtuale, in cui si sente vivere a tutti gli effetti (dialogando talora con personaggi inventati); è con fatica e solo con delle sollecitazioni esterne (suoni improvvisi, appello di altre persone) che riesce ad essere in varia misura partecipe nella vita di gruppo.

    La gravità e la sintomatologia dell'autismo variano molto da individuo a individuo e tendono nella maggior parte dei casi a migliorare con l'età, in particolare se il ritardo mentale è lieve o assente, se è presente il linguaggio verbale, se un trattamento valido viene intrapreso in età precoce.

    L'autismo può essere associato ad altri disturbi, ma è bene dire che spesso maschera l'intelligenza di una persona, e che esistono gradi di autismo differenti tra loro.
    Alcune persone autistiche possiedono per esempio una straordinaria capacità di calcolo matematico, sensibilità musicale, ecc

    Disturbi Deliranti – Paranoia

    In psichiatria, il termine delirio indica una varietà di stati mentali confusionali in cui l'attenzione, la percezione e la cognizione del soggetto appaiono significativamente ridotti. Nell'accezione più comune, per paranoia si intende una psicosi caratterizzata da un delirio cronico basato su un sistema di convinzioni non corrispondente alla realtà.

    I deliri non sono dovuti alla presenza di altre malattie mentali nè a disturbi organici.

    Esistono diverse forme di delirio:

    delirio da collasso: condizione transitoria che si verifica frequentemente nelle malattie acute, in concomitanza con la cessazione di stati febbrili
    delirio di influenzamento o di riferimento: il paziente attribuisce un significato speciale a oggetti, eventi o persone a lui prossime
    delirio da toccamento: consiste nella mania eccessiva di toccare alcuni oggetti
    delirio nichilista: si riscontra nelle depressioni melanconiche, ed è costituito da un ammasso incoerente di idee negative
    delirio onirico: consiste in un perturbamento della coscienza che conduce a emozioni simili a quelli presenti nella fase onirica; la coscienza del perturbato entra in una fase tale da non riuscire a distinguere la realtà dal profilo onirico di essa stessa
    delirio professionale o di occupazione: consiste nel ricreare, da parte del paziente, le condizioni e i luoghi abituali di lavoro
    delirio residuale: rappresentato dal perdurare di rappresentazioni deliranti a livello del pensiero, anche dopo la cessazione del perturbamento
    delirio interpretativo: il soggetto interpreta fatti casuali come fatti a lui legati, sentendosi l'attore principale o sentendosi indicato come parte in causa
    delirio di persecuzione: il paziente ritiene di essere oggetto di una persecuzione (situazione spesso identificata anche col termine paranoia)
    delirio bizzarro: il paziente aderisce a un sistema di credenze totalmente non plausibili (nella cultura di riferimento)
    delirio di controllo: il paziente è convinto che i propri pensieri o le proprie emozioni siano sotto il controllo di qualche forza esterna
    delirio di inserimento: simile al precedente; il paziente è convinto che alcuni dei suoi pensieri gli vengano imposti da una forza esterna
    delirio erotomanico o erotomania: il paziente è convinto che una certa persona (spesso una celebrità) sia segretamente innamorata di lui
    delirio di gelosia: il paziente ha la convinzione infondata e ossessiva di essere tradito dal proprio partner
    delirio di grandezza o megalomania: il paziente ha la convinzione di essere estremamente importante, per esempio di essere stato prescelto da Dio per compiere una missione di fondamentale importanza, o di essere l'unico detentore di conoscenze o poteri straordinari
    delirio somatico: il paziente è convinto che il proprio corpo abbia qualche cosa di inusuale, come una rara malattia, qualche tipo di parassita o un odore sgradevole
    delirio di trasmissione del pensiero: il paziente è convinto di esprimere inconsapevolmente i propri pensieri a voce alta, o comunque che gli altri possano percepirli.


    Disturbi di personalità

    In psichiatria il disturbo di personalità è riferito agli individui i cui tratti di personalità sono disadattivi in modo pervasivo, inflessibile e permanente, e causano una condizione di disagio clinicamente significativa.
    In genere i sintomi dei disturbi di personalità sono egosintonici (accettabili per la persona) e alloplastici (la persona tende a cambiare l'ambiente, non sé stesso).

    Si ha una frequente comparsa dei disturbi di personalità durante l'adolescenza, ma tali disturbi presentano delle differenze, talvolta significative, rispetto agli adulti.

    Un disturbo di personalità è definito come un modello abituale di esperienza o comportamento che si discosta notevolmente dalla cultura a cui l'individuo appartiene e si manifesta in almeno due delle seguenti aree: esperienza cognitiva, affettiva, funzionamento interpersonale e controllo degli impulsi (area comportamentale).

    La disadattività può insorgere nella prima metà della vita adulta ma può essere visibile già nell'infanzia, generalmente è stabile nel tempo e presenta un carattere inflessibile e pervasivo nelle diverse aree della vita; inoltre, comporta conseguenze in termini di sofferenza soggettiva e limitazioni nelle relazioni e nell'area lavorativa.

    I disturbi di personalità si possono classificare in tre gruppi principali:

    Gruppo A

    Caratterizzato da comportamenti considerati "strani" o "paranoici" e dalla tendenza del soggetto all'isolamento e alla diffidenza:
    ¤ Disturbo paranoide di personalità (da non confondersi con la schizofrenia paranoide):
    è caratterizzato da diffidenza e sospettosità, che spingono a interpretare le motivazioni degli altri sempre come malevole per la propria persona. Gli individui che maturano questa struttura di personalità sono dominati in maniera rigida e pervasiva da pensieri fissi di persecuzione, timori di venir danneggiati, paura continua di subire un tradimento anche da persone amate, senza che però l'intensità di tali pensieri raggiunga caratteri deliranti

    ¤ Disturbo schizoide di personalità (da non confondersi con la sindrome di Asperger):
    il tratto principale è il “distacco” emotivo del soggetto dagli altri, e verso la realtà circostante.
    La personalità schizoide manifesta chiusura in sé stessa o senso di lontananza, elusività o freddezza, sia esteriormente sia nel proprio vissuto interiore. La persona tende all’isolamento oppure ha relazioni comunicative formali o superficiali, non appare interessata a un legame profondo con persone reali, evita il coinvolgimento in relazioni intime con altri individui che non siano familiari di primo grado

    ¤ Disturbo schizotipico di personalità:
    caratterizzato, oltre che da tendenza all’isolamento sociale, da uno stile comunicativo e di pensiero eccentrico, tipicamente vago o metaforico, da stranezze del comportamento, e da idee di riferimento o credenze insolite.
    E' una di quelle personalità che a prima vista appaiono strane, chiuse in sé o eccentriche. Le idee di riferimento degli schizotipici non sono propriamente idee fisse, non sono infatti connotate dalla sospettosità e ostilità tipica delle idee dei paranoici.

    Gruppo B

    Caratterizzato da comportamenti "emotivi" o "drammatici", oltre che da mancanza di empatia e altruismo da parte del soggetto:
    ¤ Disturbo antisociale di personalità:
    è caratterizzato dal disprezzo patologico del soggetto per le regole e le leggi della società, da comportamento impulsivo, dall'incapacità di assumersi responsabilità e dall'indifferenza nei confronti dei sentimenti altrui. Il dato psicodinamico fondamentale è la mancanza del senso di colpa o del rimorso.

    ¤ Disturbo borderline di personalità (da non confondersi con il disturbo bipolare o la ciclotimia):
    viene sinteticamente descritto come grave patologia caratterizzata da instabilità pervasiva dell'umore, delle relazioni interpersonali, dell'immagine di sé, dell'identità e del comportamento, e una più generale anomalia nella percezione del senso di sé.

    ¤ Disturbo istrionico di personalità:
    è caratterizzato da un tipico quadro pervasivo di emotività eccessiva e ricerca di attenzione, che include una seduttività inappropriata e un bisogno eccessivo di approvazione.
    La caratteristica essenziale dell'HPD è l'eccesso di emotività e ricerca di attenzione. Queste persone sono vitali, drammatiche ed entusiastiche. Possono essere tendenti alle provocazioni sessuali inappropriate e all'espressione di emozioni forti, tramite uno stile impressionistico, sono inoltre facilmente influenzabili dagli altri.
    Le persone con HPD sono descritte come egocentriche, indulgenti con sé stesse e intensamente dipendenti dagli altri. Sono emozionalmente labili e tendono ad attaccarsi ad altri in contesti di relazioni immature.

    ¤ Disturbo narcisistico di personalità:
    il sintomo principale è un deficit nella capacità di provare empatia verso altri individui. Questa patologia è caratterizzata da una particolare percezione di sé del soggetto definita “Sé grandioso”. Comporta un sentimento esagerato della propria importanza e idealizzazione del proprio sé - ovvero una forma di amore di sé che, dal punto di vista clinico, in realtà è fasulla - e difficoltà di coinvolgimento affettivo. La persona manifesta una forma di egoismo profondo di cui non è di solito consapevole, e le cui conseguenze sono tali da produrre nel soggetto sofferenza, disagio sociale o significative difficoltà relazionali e affettive.

    Gruppo C

    Caratterizzato da comportamenti "ansiosi" o "paurosi" e da una bassa autostima del soggetto:
    ¤ Disturbo evitante di personalità (da non confondersi con la fobia sociale):
    a volte detto anche disturbo ansioso di personalità, è  caratterizzato da uno schema di comportamento penetrante di inibizione sociale, sentimenti di inadeguatezza, estrema sensibilità a valutazioni negative nei propri confronti e la tendenza a evitare le interazioni sociali.
    Le persone affette spesso si considerano socialmente incapaci o non attraenti a livello personale ed evitano le interazioni sociali per timore di essere ridicolizzati, umiliati od oggetti di antipatie. Tipicamente, si presentano come persone che amano stare da sole e riferiscono di sentire un certo senso di estraniazione dalla società.

    ¤ Disturbo dipendente di personalità (DDP):
    il quadro patologico è caratterizzato da un comportamento sottomesso e adesivo, legato a un eccessivo bisogno di essere accuditi.
    I soggetti affetti da questo disturbo sperimentano una fase ossessiva di ricerca di certezze, sicurezze e conforto da parte di altre persone (normalmente familiari e/o amici in generale), in una forma talvolta paragonabile alla depressione e spesso collegata a cause scatenanti collaterali quali traumi infantili o problematiche esistenziali.

    ¤ Disturbo ossessivo-compulsivo di personalità (da non confondersi con il disturbo ossessivo-compulsivo):
    la persona affetta da tale disturbo svilupperà ossessioni e compulsioni.
    Le ossessioni riguardano pensieri ricorrenti che possono essere di varia natura e contenuto, le compulsioni sono dei veri e propri rituali che il soggetto mette in atto.
    Anche le compulsioni possono essere di una grande varietà e hanno la funzione di “scarico” ovvero di abbassare il grado di ansia provocato dalle ossessioni. Dunque camminano di pari passo! Esempio: ossessione di pulizia; compulsione: lavo le mani 100 volte  (né una in più né una in meno!!!)

    ¤ Disturbo di personalità non altrimenti specificato (NAS)

    Disturbi depressivi

    depressione

    La Depressione è una patologia dell'umore caratterizzata da un insieme di sintomi cognitivi, comportamentali, somatici ed affettivi che, nel loro insieme, sono in grado di diminuire in maniera da lieve a grave il tono dell'umore, compromettendo il "funzionamento" di una persona, nonché le sue abilità ad adattarsi alla vita sociale.
    Non è quindi, come spesso ritenuto, un semplice abbassamento dell'umore, ma un insieme di sintomi più o meno complessi che alterano anche in maniera consistente il modo in cui una persona ragiona, pensa e raffigura se stessa, gli altri e il mondo esterno.

    Fattori di rischio
    : episodi depressivi precedenti, predisposizione familiare, sesso femminile, età inferiore ai 40 anni, post partum, patologie pregresse mediche, eventi stressanti, abuso di sostanze.

    La depressione talvolta è associata ad ideazioni di tipo suicida o autolesionista, e quasi sempre si accompagna a deficit dell'attenzione e della concentrazione, insonnia, disturbi alimentari, estrema ed immotivata prostrazione fisica.

    Fa parte dei disturbi dell'umore, insieme ad altre patologie come la mania e il disturbo bipolare.
    Essa può assumere la forma di un singolo episodio transitorio (si parlerà quindi di episodio depressivo) oppure di un vero e proprio disturbo (si parlerà quindi di disturbo depressivo).
    L'episodio o il disturbo depressivo sono a loro volta caratterizzati da una maggiore o minore gravità.
    Quando i sintomi sono tali da compromettere l'adattamento sociale si parlerà di disturbo depressivo maggiore, in modo da distinguerlo da depressioni minori che non hanno gravi conseguenze e spesso sono normali reazioni ad eventi luttuosi.

    L'episodio depressivo maggiore è caratterizzato da sintomi che durano almeno due settimane causando una compromissione significativa del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti.

    Il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, (DSM-V), propone i seguenti criteri per la diagnosi di depressione maggiore (unipolare):
    Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno, come riportato dal soggetto o come osservato da altri
    Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno (anedonia)
    Significativa perdita di peso, in assenza di una dieta, o significativo aumento di peso, oppure diminuzione o aumento dell'appetito quasi ogni giorno
    Insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno
    Agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno
    Affaticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno
    Sentimenti di autosvalutazione oppure sentimenti eccessivi o inappropriati di colpa quasi ogni giorno
    Diminuzione della capacità di pensare o concentrarsi, o difficoltà a prendere decisioni, quasi ogni giorno
    Ricorrenti pensieri di morte, ricorrente ideazione suicida senza elaborazione di piani specifici, oppure un tentativo di suicidio o l'elaborazione di un piano specifico per commettere suicidio

    Per parlare di episodio depressivo maggiore è necessaria la presenza di almeno cinque dei sintomi sopra elencati.

    Oltre alla depressione esistono altri disturbi dell'umore di tipo depressivo.
    Fra i principali:

    Distimia
    (o disturbo distimico): presenza di umore cronicamente depresso, per un periodo di almeno due anni. In questo caso i sintomi depressivi, nonostante la loro cronicità, sono meno gravi e non si perviene mai a un episodio depressivo maggiore

    Disturbo dell'adattamento con umore depresso: è conseguenza di uno o più fattori stressanti e si manifesta in genere entro tre mesi dall'inizio dell'evento con grave disagio psicologico e compromissione sociale. Solitamente, eliminato il fattore di stress, tale depressione scompare entro 6 mesi.

    Depressione secondaria: depressione dovuta a malattie psichiatriche e non, o a farmaci. Spesso, infatti, alcune malattie mostrano come primi sintomi variazioni del tono dell'umore, fra le quali: sclerosi multipla, morbo di Parkinson, tumore cerebrale, morbo di Cushing, lupus eritematoso sistemico.

    Depressione reattiva: depressione dovuta a un evento scatenante come un lutto, una separazione, un fallimento, i cui sintomi, però, si dimostrano eccessivamente intensi e prolungati rispetto alla causa scatenante. Al suo interno si possono collocare i disturbi dell'adattamento e le reazioni da lutto.

    Depressione mascherata: depressione che si manifesta principalmente con sintomi cognitivi, somatici o comportamentali, a dispetto di quelli affettivi. In realtà vengono semplicemente amplificati aspetti non affettivi della depressione.

    Infine, fra gli altri disturbi dell'umore che includono sintomi depressivi, si possono citare i disturbi bipolari, cioè patologie dove vi è alternanza di episodi depressivi maggiori o minori con episodi maniacali o ipomaniacali.

    La classificazione non si riduce semplicemente a queste poche categorie, in quanto esistono varie sottocategorie per i tipi elencati, oppure depressioni tipiche di alcuni eventi particolari, come ad esempio la depressione post-partum.

    Terapia

    La terapia d'elezione nei trattamenti somatici è a base di psicofarmaci, ma non è l'unica.
    Esistono altri trattamenti somatici che possono essere utilizzati per curare la depressione, come la terapia elettroconvulsiva, la fototerapia e la deprivazione da sonno. Si tratta di terapie molto discusse e contestate, o comunque, ancora sperimentali e non provate scientificamente.

    Elettroshock
    Nei casi di farmacoresistenza o di impossibilità a somministrare antidepressivi di sorta, un modello di trattamento discusso è rappresentato dalla terapia elettroconvulsiva (elettroshock).
    Secondo qualcuno è efficace nel caso delle forme più gravi del disturbo, ma non tiene affatto conto dei fattori secondari e della soggettività del paziente relativamente a un trattamento così traumatico. Tuttavia l'elettroshock risulta ancora oggi lo strumento terapeutico più efficace con oltre l'85% di successi terapeutici in termini di remissione.
    Il problema dell'ECT risulta essere quello relativo alla non prevenzione delle ricadute, che dopo questo genere di terapia sembrano essere frequenti. In più, occorre notare l'effetto iatrogeno dell'elettroshock: danni a carico della memoria, talvolta irreversibili.

    Esistono moltissimi tipi di interventi psicologici sulla depressione.
    Alcune delle psicoterapie possibili sono ad esempio:
    Terapia cognitiva
    Terapia comportamentale
    Terapia a orientamento psicoanalitico
    Psicosintesi
    Terapia di sostegno
    Terapia di gruppo
    Terapia familiare
    Terapia della gestalt

    Per molto tempo si è ritenuto che gli interventi psicologici sulla depressione avessero una scarsa o nulla efficacia.
    Oggi, invece, è ampiamente dimostrato che esistono varie terapie efficaci nel contrastare la depressione, in particolare la terapia cognitivo - comportamentale