Car@ te che leggi,
oggi ti scrivo per raccontarti quel momento che, apparentemente banale, rappresenta così bene la mia vita: preparare un biberon per mio figlio e, nello stesso tempo, cercare di incastrare ogni pezzo della mia agenda lavorativa da psicoterapeuta.
Un momento semplice che racchiude tutto
La scena si ripete ogni giorno, eppure ogni volta sembra nuova, perché le cose da fare, i bisogni e le urgenze cambiano continuamente. C'è sempre quel pianto improvviso che annuncia la fame del mio piccolo. Lascio tutto – magari proprio mentre sto rispondendo a un'email o controllando gli orari delle prossime sedute – e corro in cucina. Afferro il biberon, l'acqua già preparata (sono stata previdente), misuro la polvere con una precisione che ormai è quasi automatica, e scuoto il tutto con la speranza che non ci siano grumi.
Quando un pianto cambia le carte in tavola
Mentre scaldo il latte alla temperatura perfetta, nella mia mente scorre l'elenco infinito di cose da fare: una consulenza online alle 10:00, un colloquio in studio alle 11:00, la spesa da infilare da qualche parte, e poi ancora colloqui allo studio. Ho anche mangiato!! Una mano gira il biberon, l'altra aggiorna l'agenda, chiedendosi come far quadrare tutto senza sentire che sto trascurando qualcuno.
Il telefono vibra, ma la cura ha la precedenza
Ogni tanto, il telefono vibra. Una nuova richiesta di appuntamento, un messaggio da un paziente in difficoltà. Vorrei rispondere subito, ma in quel momento mio figlio è la mia priorità. Mi ricorda che la cura ha tanti volti, e che non posso essere tutto per tutti nello stesso istante. Così, mi preparo a respirare, a concentrarmi sul qui e ora, almeno fino a quando il piccolo non è sazio, con quel sorriso soddisfatto che mi fa dimenticare per un attimo tutte le scadenze.
Tra l’agenda e gli imprevisti: accettare il cambiamento
Poi lo adagio dolcemente nella culla e ritorno alla scrivania. L'agenda mi aspetta, con i suoi spazi pieni e le sue richieste inesorabili. Cerco di organizzare le giornate con una precisione quasi chirurgica, ma so bene che la vita non segue sempre i miei piani. Un appuntamento potrebbe saltare, un pianto potrebbe interrompere una telefonata, e io devo adattarmi, accettare.
Trovare la bellezza nell’imperfezione
Eppure, c'è una strana bellezza in tutto questo. In quel biberon preparato in fretta e con amore, nello sforzo di conciliare lavoro e famiglia, nella consapevolezza che non è mai perfetto ma è sempre sufficiente. Ogni cosa fatta con cura – per mio figlio, per i miei pazienti, per me stessa – diventa un piccolo traguardo, un pezzo di una vita che, seppur frenetica, mi appartiene e mi appaga.
Conciliare bisogni e crescita personale
Concludo questa lettera ricordandomi che sto facendo del mio meglio, anche nei giorni in cui tutto sembra andare a rilento, anche quando il tempo non sembra mai abbastanza. Perché essere mamma e professionista significa proprio questo: navigare tra i bisogni degli altri e i propri, senza mai smettere di imparare e crescere.