Mi presento, mi chiamo Marti e ho 20 anni (e sì, ho dovuto ricontrollare la mia data di nascita per dirlo, ancora non ci credo!). Di solito, pensiero comune tra le persone nel momento in cui comunico la mia età è "che bello, beato te, puoi fare quello che vuoi, ce li avessi io vent'anni!" (oltre che "sembri più piccolo!", ma questo è un altro discorso).
Mi chiedo, secondo voi è davvero così facile essere ventenne e prestarsi ad entrare nel mondo degli adulti nel 2023? Personalmente no, affatto, è terrorizzante.
Compiuti i 18 anni, se non ancor prima, sembra che si intraprenda una corsa a chi si costruisce prima il futuro. E giù con migliaia di domande, quali: "cosa fai dopo il diploma? Hai preso la patente? Che lavoro vuoi fare? Ti sposti altrove o stai ancora qui? Ma studi, vero? Prendi un buon voto al diploma che il punteggio è importante. Hai fatto il curriculum?".
Che ansia, ragazzi! Ci sono tappe prestabilite, ormai, che bisogna obbligatoriamente fare entro una certa età, quindi corrono tutti tendendo le mani verso ciò che verrà dopo, cercando di fare sempre di più per risultare "perfetti", adeguati alla società.
Certo non è facile conciliare gli strascichi dei problemi adolescenziali con le nuove preoccupazioni da adulti. È stressante e pesante provare perennemente a dimostrare agli altri che possiamo farcela, che siamo maturi e capaci di badare a noi stessi, che siamo in grado di prenderci le nostre responsabilità e fare le scelte giuste per noi.
E non solo, perché ricordiamoci che viviamo in una società in continuo cambiamento in cui è importante esprimere i propri valori e ciò in cui crediamo cercando di non plasmarsi con gli altri perché "il futuro è nelle nostre mani" (o in altre parole, è nostra responsabilità cambiare le cose che non ci piacciono in una società conservatrice e rimediare ai casini fatti dai nostri predecessori. Si, parlo anche di politica, perché il voto rappresenta una delle prime "eccitazioni" da maggiorenne, nonché una delle prime delusioni).
E poi vogliamo parlare dell'impegno nel cercare ovunque un lavoretto per un minimo di indipendenza e tutti ti guardano dall'alto in basso sputandoti subito un "mi dispiace, non ti assumo, non hai esperienza": be’, scusa se non sono nato col curriculum precompilato.
Quindi ricapitoliamo:
Adolescente---> 18 anni---> esame di Stato, esame per la patente, Università, lavoro, informazioni di attualità e politica per fare la nostra parte, presa di coscienza e assunzione di responsabilità totale su noi stessi, impegno ad apparire maturi, mantenimento di vita sociale attiva, tenersi aggiornati su trend e seguire i social, pensare al futuro.
E in tutto questo? Dov'è che sono io? Mi son perso, come la maggior parte dei miei coetanei. Si continua a correre per dimostrare qualcosa a qualcuno, per essere ciò che i nostri genitori vogliono che siamo a quest'età, semplicemente dimenticando noi stessi.
Bombardati da valanghe di novità ogni giorno, preoccupazioni che aumentano, ansie che ingigantiscono, tentando di soddisfare le aspettative che gli altri si creano nei nostri confronti, mentre ci tuffiamo in un oceano profondo, scuro e sconosciuto, accantoniamo pensieri e sentimenti, nascondendoli in un antro buio della nostra stanza, dimenticandoli e talvolta sperando che nessuno li scopra.
Ma non li si può nascondere per sempre, anzi: le emozioni sono mostriciattoli che crescono in modo direttamente proporzionale con la crescita del disperato desiderio di attenzioni e cure. Ad un certo punto scoppiano, e con loro noi. Ci ritroviamo spaesati, sopraffatti. I pensieri ci attanagliano, il nostro fare frenetico non ci permette di fermarci mai, ad un certo punto non riconosciamo neanche la nostra personalità. E che fare quando ci si addormenta piangendo, in preda all'ansia, preoccupati per gli esami e per cosa ne sarà del nostro futuro se non continuiamo ad agire freneticamente? Che ne sarà della frustrazione e della rabbia che si prova per "aver sbagliato qualcosa", o non essere "stato all'altezza della situazione" o non aver soddisfatto le aspettative? Che facciamo quando non riusciamo neanche a divertirci con gli amici, a vivere il momento, perché preoccupati per ciò che ci aspetterà il giorno dopo, per le sfide ancora da affrontare, per le domande di parenti e conoscenti? Ma io chi sono?
E così cerchiamo di colmare lo spazio creatosi soffocando le nostre emozioni e quando meno ce lo si aspetta queste crescono, si tramutano in altro, si riversano sul nostro corpo e sulla nostra mente, magari quando siamo da soli a casa e pian piano fanno sempre più male.
È perché cercano la nostra attenzione!
In psicoterapia ho imparato che la comunicazione è fondamentale, che esprimersi ed ascoltarsi è il primo passo verso il benessere psicofisico della persona e che riuscire a comprendersi assaporando e ascoltando ogni emozione nel momento in cui affiora è il solo modo per conoscersi e per non scoppiare.
È una sensazione molto piacevole, tra l'altro!
È inutile soddisfare ideali degli altri, correre per costruirsi un futuro, fare di tutto per non deludere le aspettative che le persone hanno su di noi.
Ho 20 anni, non ho ancora la patente, non studio. Sono "peggiore" di voi? No, mi sono semplicemente ascoltato, ho messo al primo posto nella scala delle priorità le mie necessità psicologiche e fisiche e ora ho tutta la voglia di ripartire e incominciare a vivere.
Non nel futuro però. Vivere significa godersi ogni momento, acuire il "naso" e guardarsi attorno, apprezzare le piccole cose. Vivere significa stare nel qui-ed-ora. Dico bene dottoressa?
Costruirsi il futuro è importante, anche se spaventoso, ma dimenticare sé stessi nel viaggio di sicuro non porterà ad ottenere la felicità. Potreste anche avere 3 lauree, vi chiameranno "sig. Chirurgo", ma voi che fine avete fatto tra attestati e premi materiali?
Prendersi cura di sé, dei propri sentimenti, di ciò che si prova e permettersi di rilassarsi ogni tanto è ciò di cui tutti hanno bisogno per raggiungere il proprio benessere.
Vivere nel qui-ed-ora. Non nel domani, non in ieri. Impegnarsi a dare il meglio per sé stessi.
Per i genitori: scusate se siamo scorbutici, antipatici e sembriamo perennemente nervosi. È che la nostra testa è sempre in procinto di scoppiare! La realtà è che ora più che mai abbiamo bisogno di voi. Certezze, rassicurazioni, consigli, stabilità. Nel nostro vortice di pensieri, un abbraccio, un sorriso o frasi come "sono fiero della persona che stai diventando" possono aiutare a tranquillizzarci e possono far in modo che il futuro appaia un po' meno pauroso.
Iniziamo a fare le cose per noi stessi, per ciò che davvero vogliamo. Iniziamo ad ascoltarci, accantonando apparenze e aspettative.
«Le aspettative sono il biglietto da visita dell'infelicità»
"E se da solo non riesco? Se mi sento perennemente scoppiare e non so più dove sbattere la testa?"
La testa non sbatterla da nessuna parte, alza il culo e abbraccia la psicoterapia.
Parola di Marti, fa bene all'anima e riattiva il cuore, quel muscolo lì solo soletto che viene sempre dimenticato.
Grazie dottoressa per guidarmi costantemente verso la vita, quella che io voglio avere, quella che mi renderà felice e alleggerirà le mie paure.