LA SFIDA

     

    la sfida

     

    Mi chiamo Samantha.
    C’è voluto un po' prima di accettare un aiuto professionale. Mi coccolavo con la fatidica domanda del tipo: "A cosa mi serve uno psicologo se posso parlare con la mia famiglia o con un mio amico?". In realtà, adesso mi sembra tutto più chiaro.
    A volte, ci sono dei dilemmi, degli enigmi, che neanche noi stessi riusciamo a comprendere e quindi risolvere. Spesso aspettiamo così tanto tempo prima di prenderci cura di questi ultimi, che diventano così grandi da farci troppa paura, così grandi che la nostra mente, pur di farceli notare a tutti i costi, lì traveste in forma di altro tipo di segnali, i "campanelli d'allarme".
    Il mio primo incontro con la dottoressa Anna De Martino è iniziato attraverso un paio di domande personali, tra cui la più importante: "che cosa ti porta qui?".
    Inizialmente ero combattuta, sfinita, era la mia unica speranza quell'incontro, la mia ultima ancora di salvezza.
    Dico questo perché era rimasto davvero poco dentro di me che mi volesse far vivere. A quel tempo, tra me e la vita c'era una battaglia interna continua. Pensavo di non farcela più, ma non volevo arrendermi allo stesso tempo, non dopo che sono sopravvissuta una prima volta dalle mie mani.
    Motivo per cui Anna mi fece promettere, con l'inizio del mio percorso, che seppur avessi pensato di non meritarmi più di vivere, non sarei dovuta arrivare a quel punto, dovevo davvero impegnarmi, per me stessa soltanto. La "sfida" era iniziata.
    Giorno dopo giorno, momenti difficili dopo altrettanti momenti difficili, sono arrivati la consapevolezza, l'ascolto e l'amore.
    La consapevolezza di non essere in realtà una persona disfunzionale e sbagliata: perché l'aver avuto un rapporto difficile con la vita è stata solo una conseguenza di tantissimi altri fattori di cui sono venuta poi a capo, proprio grazie alle parole rivelatrici di una bocca ormai non più estranea.
    L'ascolto è adesso importante, se non centrale per me stessa, e, non soltanto, anche per gli altri.
    Ascoltare le mie emozioni significa rispettarle, proprio come quelle di chi mi è intorno; ascoltare i miei voleri, invece, vale a dire dare priorità a ciò che si vuole fare, che sia in giornata o che riguardino sogni futuri.
    Infine l'amore...
    I passi precedenti mi hanno portata indirettamente e direttamente all'amore, e anche qui si tratta di un fattore riflessivo (nel senso di rifletterlo al mondo, oltre che al mio).
    Eppure, c'è ancora tanto da imparare, ma adesso più che mai la paura ha smesso di spaventarmi...Ora siamo diventate amiche.

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